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Benvenuti alla più grande Scuola di Logistica d’Europa!

FONTE:

Angelo Scorza

SHIP2SHORE – Magazine on line di shipping, porti, trasporti e logistica

Ahmet Musul, fondatore dell’emergente Gruppo turco Ekol Logistics, si racconta a cuore aperto illustrando una inedita visione di business e puntando il compasso su Trieste quale base di aggressione del mercato continentale.

Trieste – Le idee imprenditoriali più brillanti spesso nascono dalle menti più semplici e aperte, con pochi fronzoli e concetti sani e diretti.
Tale è certamente l’imprenditore che in questo momento sta sbaragliando la concorrenza nella logistica continentale e intercontinentale; una persona umile e alla mano, di buone maniere, sebbene assai determinato e sicuramente lesto di cervello, e con una chiara visione del business da quando ha iniziato a lavorare in questo settore 34 anni fa.
“Ho iniziato a operare nel 1983, quando avevo appena 18 anni, in una società di spedizioni turca, dove sono rimasto fino al 1990, prima di uscirne per avviare la mia ditta; infatti il mio capo di allora non fu abbastanza fiducioso per avvalorare il mio modello di business, così deciso di fare in proprio, e sono stato il primo a comprare un computer nel settore dei trasporti in Turchia … “ esordisce Ahmet Musul, 52 anni, che è stato capace di costruire dalle fondamenta in Turchia un vero e proprio colosso della logistica – la cui galassia ora abbraccia navi e camion, magazzini e terminal di proprietà – il cui nome è diventato ormai molto popolare in tutta Europa: Ekol Logistics.
“Perché questo brand? Ho voluto usare e rassomigliare alla parola francese Ècole (cioè Scuola) mirata a creare un modello vincente di attività spedizionieristica fatta in maniera innovativa, con uno stile diverso e senza precedenti nel campo della logistica” è la prima ‘lezioncina’ che l’imprenditore di Istanbul impartisce ad uno sparuto manipolo di membri della stampa specializzata.
L’occasione è la cerimonia di lancio del treno blocco che dal porto di Trieste si dirige verso il porto tedesco di Kiel raccogliendo (per lo più, ma non solo) semirimorchi Ekol provenienti dalla Turchia – e nel futuro prossimo venturo anche da più in là, presso i paesi dell’Asia centrale, con perno l’Iran – per andare fino al Nord Europa e, in un tempo non lontano, anche in Russia.
Il nuovo servizio di trasporto combinato è offerto dall’operatore tedesco TX Logistik (anche se di proprietà di Mercitalia, Gruppo FS) una volta alla settimana ogni mercoledì per il momento, con proiezioni di aumentare la frequenza a due volte alla settimana a metà 2017 (e forse 3 volte al settimana già per la fine di questo anno), con due tratte marittime di supporto: un collegamento ro-ro da Haydarpasa, porto asiatico di Istanbul, a Trieste cui provvede la compagnia di navigazione del gruppo Alternative Transporto; e una prosecuzione dalla Germania alla Scandinavia, al porto di Goteborg, Svezia, attraverso il servizio ro-ro di Stena Line, altro partner del progetto intermodale.
Apparentemente una linea di sviluppo tracciata con estrema semplicità, a sentire il fondatore dell’emergente gruppo turco.
“In un momento in cui vi sono un sacco di (anche grandi) players che devono affrontare gravi difficoltà, la nostra crescita è sicuramente più veloce rispetto a quella dei nostri concorrenti. Siamo un operatore di successo per un paio di motivi principali, grazie al rispetto di alcuni paradigma: abbiamo personale molto motivato e utilizziamo la migliore tecnologia per sviluppare un nostro software di proprietà appositamente concepito per essere un’eccellenza; non a caso abbiamo uno staff di 120 persone dedicate alla ricerca e sviluppo e abbiamo investito pesantemente nel settore IT, al fine di adattare il prodotto e i servizi alle aspettative dei clienti, la cui cura massima è nostra priorità”
Interessante constatare che Ekol attua la propria strategia senza guardare affatto il comportamento altrui.
“Abbiamo imparato molto da Dachser, che era nostro partner, e cerchiamo di studiare le tattiche e strategie degli altri certamente – è nel nostro DNA guardare e imparare – anche se mai li utilizziamo come benchmark; infatti il nostro punto di riferimento non sono le aziende di trasporto, ma quelle di altri settori. Per esempio, oggi Apple è il nostro modello di business e, pertanto, per assomigliare a questo, abbiamo ideato e sviluppato strumenti specifici. Un altro esempio è l’industria della moda, per favorire la quale nel 2001 abbiamo sviluppato un nostro originale sistema di capi appesi” spiega Musul, che sembra essere ancora non appagato dei suoi già grandi successi. “Abbiamo bisogno di imparare a costruire qualsiasi nuovo processo si presenti necessario e di efficientare qualche funzione ogni giorno, credo che non siamo ancora arrivati a un buon livello, cerchiamo di avere sempre le cose al meglio, anche se tutti i risultati vengono passo dopo passo”.
Ekol sta investendo in ‘software’ e ‘hardware’ in modo molto equilibrato; di sicuro non tutti i soldi sono spesi in beni materiali, e questo è uno dei motivi per cui il fabbisogno finanziario è inferiore a quello che si potrebbe pensare.
“Nel 1994 abbiamo comprato i primi 8 camion, arricchendo la flotta di rotabili in maniera costante; al momento abbiamo circa 5.500 mezzi. Tuttavia Ekol potrebbe essere 10 volte più grande di quel che è oggi se non avessimo pensato a comprare tutti i nostri camion adoperati per avere una flotta di proprietà. Ripeto, il valore sono i clienti, non la nostra società, abbiamo imparato da loro. Tutti i nostri investimenti sono fatti con il credito sulla capacità di fare che proviene dall’avere contratti di servizio dai nostri clienti come una garanzia valida.
Lo stesso è accaduto per la divisione marittima: abbiamo iniziato l’attività ro-ro con un noleggio a tempo di una nave della Cobelfret e l’obbligo di acquistarla nel 2013. Poi ci siamo resi conto che era il momento di avere le nostre navi e dunque abbiamo effettuato un grosso ordine ai cantieri in Germania, progressivamente costituendo una flotta – con l’ultimo investimento da circa 100 milioni di euro – che ha portato la flotta a 6 ro-ro con l’ultima aggiunta Meleq appena consegnata. Tuttavia questo non è stato il nostro unico investimento maggiore: altri 20 milioni di euro sono stati volti a costruire magazzini in Anatolia, presso Ankara.
Posso dire con orgoglio che siamo in grado di fornire un servizio door-to-door finito con le nostre attività e mezzi. Così come non abbiamo mai avuto intenzione di possedere i camion fino a che questa è diventata una reale necessità, lo stesso può essere detto circa le ferrovie; al momento siamo i clienti, essendo un operatore di trasporto multimodale, ma potremmo anche costituire una nostra compagnia di trazione ferroviaria. Abbiamo avuto dagli incontri coi clienti la spinta a usare le ferrovie; andare in treno non è stata una scelta, ma un obbligo dettato dalla domanda di mercato.
Attualmente stiamo costruendo il più moderno terminal ro-ro in Turchia a Yalova; anche se non è il nostro core business, anche il presidio della fase portuale è diventata una necessità per riuscire a gestire i flussi di traffico in modo adeguato”.
In un trend di crescita virtuosa dai numeri altisonanti, Ekol è stata in grado di moltiplicare tutti i principali dati finanziari e gli indicatori economici, con un solo anno di tendenza in calo: “Nel 2009 abbiamo avuto una crisi di liquidità” Musul ammette per giustificare il -20% riportato nel fatturato rispetto all’anno precedente. Per tutti gli altri anni successivi a partire dal 2008, la crescita anno su anno è stata a due cifre, con un picco di quasi il +40% nel 2011.
Ma come si può immaginare uno sviluppo così imperioso, di tale portata tutto da solo? Il fenomeno Ekol può essere attribuito a un one-man-show o vi sono partner segreti? Chi sta finanziando la crescita del gruppo?
“Abbiamo un fondo di Abu Dhabi che da poco tempo è diventato un azionista al 37%, anche se la loro partecipazione al nostro capitale non è tesa ad aumentare; al contrario siamo determinati a riacquistare le nostre azioni alla fine del 2018. Poi una volta ripreso possesso del 100% passeremo il nostro capitale ad una fondazione che sarà basata in Olanda, formata secondo la locale legge commerciale” rivela Musul.
Alla domanda se si può evidenziare qualche potenziale debolezza in questa autentica fortezza, l’imprenditore afferma che la sua unica preoccupazione è quella di essere in grado di gestire sempre l’azienda nella maniera giusta: “la crescita della cultura nel complesso del nostro gruppo è fattore importante; siamo ora presenti in 15 paesi e il nostro staff di 6.500 persone utilizza 4 alfabeti diversi. Se siamo in grado di amalgamare senza discrasie questo crogiuolo siamo al punto giusto”.
Il ritmo di sviluppo del risiko geografico di Ekol è molto veloce. “La Slovenia è l’ultimo paese in cui abbiamo appena aperto una filiale, il prossimo futuro riguarda Croazia, Georgia, Azerbaijan, Slovacchia; entro il 2019 puntiamo ad avere piantato una bandiera in 45 paesi, che coprono tutto il Mediterraneo e il Mar Caspio” afferma Musul. “La prossima stimolante frontiera di sviluppo è il continente nero; tuttavia, nonostante il Nord Africa sia relativamente facile da penetrare, per gestire paesi come la Nigeria e l’Etiopia occorre molto più impegno”.
Una caratteristica di Ekol nel suo processo di ‘colonizzazione’ è rispettare il contenuto locale.
“Non abbiamo mai inviato persone provenienti dalla Turchia a governare la filiale di un paese, speriamo sempre di poter trovare una gestione connazionale”.
Il tasso di crescita è fissato nel +50% per il 2017 in Europa; il fatturato dello scorso anno è stato di 670 milioni di € compresi i traghetti, e l’obiettivo è diventare ‘miliardario’ (1.000.000.000 euro) entro il 2018.
“Il business marittimo non ha grandi margini, l’anno scorso abbiamo riportato +8%, altrimenti avremmo ottenuto ancora una volta un crescita a due cifre per l’intero gruppo. Posso prevedere che fino al 2020 staremo ancora imparando e staremo scalando le posizioni” predice Musul con sincerità. “Abbiamo la più grande flotta di camion in Europa, quest’anno ci concentreremo di più in termini di migliorare l’efficienza; l’intelligenza artificiale sarà uno degli elementi chiave per la nostra industria. Abbiamo bisogno di grandi volumi e di più capacità per crescere”.
In ogni caso, sarà una crescita organica. “L’acquisto di aziende? Noi non siamo come le Poste, non ci piace acquisire aziende, invece siamo in grado di fonderci con aziende che non sono in grado di crescere da sole. Ekol è ancora un’impresa a struttura familiare, l’acquisto è come una dinamite, ci può esplodere in mano”.
L’imprenditore turco ha riconosciuto l’importanza dell’Italia da quando è arrivato da noi nel 2011.
Lo scorso novembre Ekol ha annunciato di essere diventato proprietario di maggioranza (65%) di EMT Europa Multipurpose Terminal, terminal operator concessionario al Molo VI creato dallo spedizioniere triestino Francesco Parisi (che ha ancora il 35%); è da qui che i treni blocco di TX Logistik partono verso Kiel e verso le altre destinazioni, uno dei 46 servizi intermodali quotidiani.
“Trieste può essere la migliore opzione possibile per l’import di beni dalla Cina, è uno snodo cruciale per servire i paesi orientali; dunque il porto italiano può essere il nostro ‘Pireo’ in Europa” annuisce Musul riferendosi alla presenza di Cosco nel porto greco. “Naturalmente ci sono ancora alcuni ostacoli da rimuovere prima; per esempio, non possiamo fare le manovre e comporre i treni in maniera ideale sugli esigui binari ferroviari in porto, ma abbiamo fiducia che lo scalo giuliano possa migliorare la propria efficienza. Il mio amico Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Trieste, ha promesso il suo impegno per risolvere la cosa e mi ha portato a visitare l’imponente area del Porto Vecchio, l’enorme lungomare semiabbandonato che ora è stata affidata alla giurisdizione portuale, che deve decidere quale ne sia l’uso migliore per il bene della comunità locale. Sappiamo che la gestione di queste aree richiede alcuni massicci investimenti per rivitalizzare tale zona, e questo ci sembra un capitolo molto interessante…” conclude Musul, non rigettando l’allusione che Ekol potrebbe anche costituire un vero e proprio polo logistico in Alto Adriatico.